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io, chiara e l’oscurità

| danilo giaffreda

Il ritardo è notevole, per via del solito, inspiegabile, traffico serale milanese verso oriente.

All’arrivo, finalmente, tra le geometrie padane deputate alla mia sosta notturna, tento di discolparmi con il premuroso patron di casa che, emerso dall’oscurità senza luna, mi accoglie e mi fa strada.

Alla sua mesta proposta, però, data l’ora, di un piatto di affettati e formaggi, seppure e certamente ottimi, mi ribello e reagisco. Mi basta però confessare a Chiara Rizzi, la brava chef che qui ha trovato nuova e più consona dimora, di essere arrivato sin qui solo ed esclusivamente per lei, per scatenare una generosa e insperata “one woman night” in cui mi affido arrendevole nelle sue mani e lascio libero arbitrio.

La mia cieca fiducia viene subito ripagata, giusto il tempo di decidere cosa bere e averlo immediatamente in tavola, con deliziosi carpacci di pollo, tacchino e manzo da lei perfettamente marinati e affumicati, per sintonizzarmi subito con il territorio e la sua fauna da cortile. La soave marinatura e l’incisiva affumicatura fanno subito breccia nel muro delle mie inevitabili diffidenze, corroborando la certezza di trovarmi, stasera, nel posto giusto, al momento giusto.

Il piatto che segue, serrato, nonostante l’inevitabile lunghezza di cottura, è di quelli che scaldano il cuore e inteneriscono. Il “risotto mantecato ai finferli e porcini con gelato ai gamberi rossi” ha la solidità della tradizione e l’ardire dell’innovazione: la cremosità della mantecatura, unita alla sapidità dei funghi e alla dolcezza iodata dei gamberi, satura di gusto le fauci, droga le papille e induce all’abbandono di attenzione vigile, di antenne sintonizzate, di remore allertate.

La mano sicura e contemporanea si riconferma, in un crescendo d’intensità di gusti e varietà di sfumature, nel “giambonetto di pollo ripieno di ricotta al profumo di lavanda e albicocche con bocconcini di carote e patate”. La sintonia degli ingredienti è tale da non avvertirne le singole voci ma di bearsi, invece, di una fusione riuscita di sapori, cotture e temperature, un gioco complesso e rischioso risolto con perizia e, soprattutto, con la singolare sensibilità di cui è palesemente dotata Chiara, priva di cedimenti o disattenzioni.

La mia regale solitudine genera pathos e coinvolgimento in cucina ed  entusiastica partecipazione in sala: Chiara scruta le mie incontenute espressioni di goduria attraverso i vetri della cucina e io contraccambio con ampi e sinceri sorrisi, che la gratificano in diretta e la spronano a trasformare questa sua performance in memoria comune di lunga gittata.

Dopo breve disquisizione sulla scelta di un dessert commisurato, quello che arriva in tavola, privo di qualsiasi accattivante ricercatezza estetica, è l’apoteosi della golosità, è l’apice sensoriale di questa notte padana che più padana non si può, è compendio di equilibri di consistenze, di diversi gradi di dolcezza, è seduzione spinta e spudoratamente palesata, se ce ne fosse ancora bisogno. Il “plumcake all’uva di lambrusco con salsa al caramello” è sorprendente per la sua dolcezza non dolce, per il gioco ammiccante tra l’asprezza dell’uva e la dolcezza del caramello, tra la croccantezza dei semini dell’uva lasciati ad arte e la morbidezza fondente del plumcake.

Che meraviglia! Che voglia di abbracciare Chiara e tenerla stretta e ringraziarla così della sua grande generosità nel regalare piacere e appagamento, tale da fare addirittura fatica a congedarla, infine, dai fornelli, perché lei, stasera, scatenata, andrebbe avanti ancora, travolta dalla sua passione senza difetto e dalla singolarità dell’evento.

Il patron di casa fa da moderatore in questo gioco di corrispondenze amorose tra sala e cucina. Professionale e compassato, tende a smorzare un po’ i toni e riportare tutto nei ranghi di una pacata ospitalità.

Forse si sente un po’ in colpa, dopo essere stato così clamorosamente smentito da Chiara, per avermi laconicamente proposto affettati e formaggi, seppure e certamente ottimi.

O forse, da geloso padrone di casa, intimamente preferirebbe non condividere così indiscretamente la bravura, l’abilità e soprattutto la generosità di Chiara.

Come lo capisco. Io, al suo posto, non mi comporterei diversamente.

Caput Mundi, Strada Carrobbio 10, Castellucchio (MN)

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