Passeggiare per il cuore antico di Lecce, oggi, m’inebria di bellezza. L’esuberanza un po’ sfacciata del barocco, in contrasto con l’eleganza discreta di segreti cortili intravisti dietro austeri portoni, incalza a ogni angolo e mi lascia senza fiato!
Un esclamativo che si replica quando, abbandonato il mio colto vagabondare per irrefrenabile languore, m’imbatto in Doppiozero, recentissimo baluardo gourmet in città: l’interno, d’atmosfera studiatamente bohemien, è un mondo inatteso, luminoso e invitante, che sa di buono oltre che di bello.
Sa di buono perché, in sequenza, l’aria, dentro, profuma di pane appena sfornato, di formaggi e salumi selezionati tra il meglio che l’Italia non globalizzata produce e a fatica distribuisce, e di legno, quello che fascia il bancone e quello dei lunghi tavoli, vecchio, consunto, vissuto. Tavoli che, circondati da sedie d’ogni foggia ed epoca, tutte diverse una dell’altra, invitano a un desinare collettivo e a un piacere da condividere.

Oramai affamato, scelgo dalla carta un tagliere di salumi trans-italici e un “ciambotto” di verdure passate in forno con irresistibili olive pugliesi appassite in padella. Il vino, per ribadire l’extra-territorialità, è una Malvasia di Doro Princic ed è uno dei calici proposti giornalmente a rotazione, oggi in compagnia, per esempio, di tre rossi: due autoctoni, il Tofra Doppio Rosso di Scippa Stefanizzo e il Primitivo di Cantele, e il versatile Remole di Frescobaldi.
Cosa desiderare di più? La degustazione dei salumi, accompagnata dall’amabilità della Malvasia e chiusa in dolcezza da una fetta di rara – a queste latitudini – quanto irresistibile Torta Pistocchi, convince e conquista, specie se dalla vetrina su strada, nella luce del giorno, la materia del barocco esplode e prepondera.

Emporio Doppiozero, Via Paladini 2, Lecce