il corpo di francesco

Sembra di vederlo ancora. Francesco che accarezza. Francesco che abbraccia. Francesco che si fa i selfie con la gente. Francesco che vive, tra la gente. Era dai tempi di Papa Giovanni XXIII, il papa buono, che un pontefice non si esprimeva fisicamente, col corpo, mescolandosi agli altri. Dove Giovanni accarezzava, fisicamente e virtualmente – famoso il suo «Tornando a casa troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa” – Francesco va oltre. I suoi abbracci sono trasmissione di calore, partecipazione e comprensione. Il suo stare tra la gente unione fisica, fusione con e nell’altro, azzeramento delle distanze. Quel corpo che la sua stessa religione spesso mortifica, reprime e ammutolisce col senso del peccato, con Francesco da trascendenza si fa immanenza, diventa stereometria, occupa lo spazio, lo satura, lo condiziona. Diventa presenza, prossimità e protezione. E’ in questa fisicità, in questa concreta presenza, in questa tangibilità che gli ultimi, i dimenticati, gli emarginati hanno trovato affinità, sponda e corrispondenza. Un corpo che da spirito, incomprensibile e inspiegabile ai più, si è fatto materia. Il corpo di Cristo che si è fatto carne, consistenza, sostanza. Un corpo che il tempo ha modificato, che l’età ha trasformato, che la malattia ha colpito, mortificato e infine zittito. Come il corpo di tutti, come il corpo dei mortali. L’appetito di Francesco, la fisicità di Francesco, la fame di vita di Francesco, la vecchiaia di Francesco, la malattia di Francesco, le sue progressive difficoltà motorie, i suoi cedimenti fisici, evidenti perché tangibili, sono diventati così la sofferenza di tutti, nessuno escluso, perché è nel corpo, e non in quello che realizziamo, le fortune che accumuliamo, le posizioni che conquistiamo, che siamo fratelli, simili, universali. Credo sia stato questo il messaggio più potente di Francesco, un messaggio molto più rivoluzionario e contemporaneo dei moniti ai potenti, del richiamo alla pace, dell’esortazione a valori più grandi e importanti di quelli effimeri della modernità. Sembra di sentirlo: occupatelo, lo spazio della vita; riappropriatevene col vostro corpo; mescolatevi al prossimo e non abbiate paura. Il corpo è il medium attraverso cui imporsi, identificarsi, sentirsi e farsi sentire. Il corpo è vicinanza, prossimità col divino, comunione con il supremo. E se muore, fa niente, l’avrete reso eterno nel ricordo della gente, nel loro amore, nel loro desiderio ritrovato di riscatto e resurrezione.
Photo: © ANSA/Angelo Carconi
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