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cercasi ristoranti disperatamente

| danilo giaffreda

In questi giorni dai colori cangianti, delle nuances che come niente virano dal giallo pallido al rosso rinforzato, dei decreti che dilatano e dilaniano tempi e speranze, a mancarmi non sono tanto i ristoranti quanto i riti che precedono e cadenzano la loro frequentazione. L’attesa, il viaggio per raggiungerli, l’arrivo, l’accoglienza, l’accomodarsi, il desiderio che cresce, le dita che scorrono sul menu, l’indecisione, la seduzione delle parole, i consigli del maître, la paura di sbagliare, la voglia di lasciarsi andare e farsi guidare. E poi la gioia di scoprire nuovi vini, abbinamenti insoliti, cantine e vignaioli sparsi per l’Italia e il mondo e la voglia, insieme, di andare a cercarli, un giorno, inseguendo nuovi e segreti piaceri. Mi mancano l’arrivo dei pani, l’entrée di benvenuto, il gioco degli stuzzichini, il profumo del vino scelto versato nei calici, il perlage degli spumanti in controluce, lo sfiorare – voluttuoso – legni, tovaglie e stoviglie. E poi le luci: soffuse, morbide, taglienti, di candele, lumi o faretti calati a picco sui tavoli e il buio intorno. Il leggero brusio degli altri commensali, mani che si toccano, parole sussurrate, risate che deflagrano improvvise quando l’atmosfera rilassa e si fa conciliante. E ancora: la sequenza dei piatti, la sorpresa, il piacere che monta, l’indovinare ingredienti, scoprirne di nuovi, immaginare altri e nuovi viaggi in cerca di altri e nuovi sapori. Indugiare a tavola, a fine pasto, tra caffè, rosoli, passiti e malvasie, petit fours e praline, gelèe  alla frutta e friandises. E poi il bicchiere della staffa, il superalcolico, il gin tonic per i più audaci, un sigaro in salotto per i più viziosi. Infine il conto, il prezzo da pagare per lo spettacolo, il ritorno alla realtà ma anche il riconoscimento di un valore e il valore del riconoscerlo, la mancia lasciata ai più meritevoli, a chi ha saputo farti sentire re per una notte, a chi ha saputo essere complice incolpevole di qualche ora di oblio. E no, non mi mancano tanto i ristoranti quanto la magia dei migliori nel renderti più sopportabile il vivere.

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