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a lume di stelle: arte e cucina d’autore a palazzo sant’elia

| danilo giaffreda

Diciamolo: non capita tutti i giorni di cenare nelle sale riccamente affrescate di un palazzo storico circondati, per non dire avvolti, da quadri e sculture che hanno fatto la storia dell’arte italiana – e non solo – degli ultimi due secoli. L’occasione, unica e letteralmente ghiotta, è stata la seconda edizione di “A lume di stelle”, cena-evento benefica con alcuni tra i migliori chef stellati nazionali ideata e organizzata lo scorso 12 giugno dalla MAG, la Master Academy Antonino Galvagno di Palermo, al piano nobile di Palazzo Sant’Elia, edificio barocco di origine cinque-seicentesca in Via Maqueda, sede – insieme al Loggiato di San Bartolomeo – della Fondazione Sant’Elia. E’ lì che eleganti tavole habillée – rigorosamente rotonde – hanno interagito con Pinakothek’a, la mostra curata dagli storici dell’arte Sergio Troisi e Alessandro Pinto che dallo scorso novembre sta esibendo oltre duecento opere della collezione privata Elenk’art, fulgido corpus della migliore produzione artistica nazionale (prevalentemente) e internazionale dagli ultimi decenni dell’Ottocento a oggi. Si è avuta, così, la possibilità di desinare cheek to cheek con i personaggi e i paesaggi enigmatici di Cagnaccio di San Pietro, Donghi, De Chirico, Carrà, Mafai e Tozzi, maestri del Realismo Magico; con la tensione sperimentale dei lavori degli anni Sessanta e Settanta di Novelli, Del Pezzo, Pascali, Bonalumi, Schifano, Nigro, Adami e Isgrò o con l’astrazione lirica degli immensi Hans Hartung e Georges Mathieu. E anche se la prossimità alle pennellate dense e le forme audaci di Guttuso è apparsa più calzante, tra gli artisti in cucina e tutti quelli esposti nelle sale non è certamente mancata corrispondenza d’amorosi sensi. Dagli stuzzicanti Finger di rosticceria siciliana” dello chef Francesco Palumbo alla confortevole “Cornice di una seppia” (seppia, mandorle, limone e umami di nero di seppia) di Pino Cuttaia, due stelle Michelin alla Madia di Licata; da “La risata del gambero” (riso carnaroli, zafferano, gambero rosso di Mazara e zucchine in fiore), omaggio alle sue radici dello chef Gaetano Trovato, due stelle Michelin all’Arnolfo di Colle Val d’Elsa alla voluttuosa “Bufala in Sicilia” (guancia di buffalo al Nero d’Avola e miele, patate al latte) di Nino Di Costanzo, due stelle Michelin al suo Danì Maison di Ischia; dalla golosa “Riberina pannosa limonata” (gel di fragola con crema di panna cotta e gelato alla crema di limone), sbocciata dalle mani esperte del pastry chef Giuseppe Amato, al più concettuale ma altrettanto convincente “Fichi in nero” (composta di fichi con gelatina di foglie di fico e gelato al sesamo nero) di Vincenzo Abagnale, pastry chef in forze allo stellato Principe Cerami del Four Seasons di Taormina; le reciproche affinità – di colori, textures, forme e composizioni – sono state in più di un caso particolarmente evidenti, segno che l’allure delle opere in mostra è riuscita ad aleggiare e suggestionare non poco anche in cucina. Del resto, che gli chef chiamati a dare sostegno perché parte del ricavato della serata fosse devoluto in beneficenza all’associazione ASLTI Onlus, attiva presso l’Unità Operativa di Oncoematologia Pediatrica dell’ARNAS Civico di Palermo, siano anche un po’ artisti è cosa nota. Come definire, se non opere d’arte, piatti come il “Quadro di alici” di Pino Cuttaia, la “Pasta e patate” di Nino Di Costanzo, quelli del recente menù “Impressionismo Vegetale” di Gaetano Trovato, dessert come il “Diverse consistenze di cioccolato fondente e canapa” di Giuseppe Amato a La Pergola Di Heinz Beck, lo stesso “Fichi in nero” di Vincenzo Abagnale e – last but not least – la gattopardiana tavola onusta di ammiccanti petit four del maestro pasticcere Nino De Pasquale a conclusione della serata?

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