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prendete quel metrò

| danilo giaffreda

Per un po’ pensi che sia soltanto un fenomeno pompato da giornalisti in cerca di emozioni forti e gastro-fanatici in perenne ansia da talent-scout.

Poi vai su YouTube a scorrere la pletora di sue lezioni, video-ricette, partecipazioni ad eventi e scopri che sono veri e propri happening in cui, nonostante la non irrilevante stazza, le mani e le braccia si muovono con grazia da ceramista rinascimentale sulla materia plastica ed elastica, duttile e palpitante, che diventerà pane, focaccia, pizza.

E, infine, decidi di scendere negli inferi del metrò capitolino, il ventre molle e scuro dove la città svela impudica il suo lato peggiore, e raggiungere la fermata Cipro, dove esci a rivedere la luce e immediatamente dopo il paradiso.

I frutti del peccato sono lì, dietro la vetrina del banco, e capisci che non è tutta un’invenzione, che non è un fenomeno virtuale, che i foodies non smaniano per un prestigiatore sul web.

La materia è viva, vegeta, invitante. Nel retro-bottega – ma è tutto lì, un monolocale con affaccio su strada – quattro ragazzi quattro plasmano, condiscono, infornano in continuazione: si prova, si sperimenta, si azzarda molto, ma i risultati sono a dir poco esaltanti.

Dopo un attimo di ebete incantamento, incalzato dall’esortazione alla scelta, finalmente scegli: tenti una sorta di degustazione sperando di non lasciare nulla d’intentato, guidato dalla gola, frenato un po’ dai costi – dal basic al siderale – oltremodo eccitato. Scegli una birra artigianale dal banco frigo e ti ritagli il tuo angolo di fortuna sul banchetto instabile all’esterno.

La pizza al taglio è croccante sotto, morbida e carnale e ridondante di materia d’eccellenza sopra, è umorosa e commovente. Sì, commovente: mai termine tanto abusato dai recensori gastronomici fu più appropriato come, stavolta, per definire l’opera del grandmaster di questo Eden, Gabriele Bonci.


Lui non c’è, ma l’iconografia intorno, evocativa, parla per lui, riempie lo spazio per lui e senti le sue mani e le sue braccia vibrare nell’aria a stendere, stirare, preservare alveoli manco fossero monadi impazzite. Come mi sento io, ora, esaltato e invaghito, satollo ma non saturo, felice di aver scoperto che Bonci esiste e che è passione, travolgente passione, mestiere e vitalità in carne ed ossa. Più carne che ossa.

Pizzarium, Via della Meloria 43,  Roma

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