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libera e pensante

| danilo giaffreda

Potrebbe vivere tra Berlino e Londra, con le sue opere esposte nelle gallerie più di tendenza di queste città, godersi un meritato successo e dividersi tra vernissage, interviste, eventi e feste. E invece che fa? Rimane a Taranto, la sua città adottiva dopo alcuni anni passati tra Roma e Milano, lei barese e diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bari sotto la guida di Francesco Somaini e Nicola Carrino, e combatte ormai da mesi a fianco del comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” per scardinare le catene di dipendenza della città dal ricatto occupazionale dell’Ilva, per sottrarla al destino di città più inquinata d’Europa, per tentare di garantirle un futuro che non sia soltanto isolamento culturale, arretratezza, morte e malattia, rassegnazione e fatalismo.

Per farlo usa l’arma a lei più congeniale e diretta: l’arte. In tutte le sue forme quando si tratta di trasmetterla ai bambini, ai nostri bambini, che le affidiamo nei suoi laboratori didattici allestiti a ogni manifestazione politica o artistica cui si presta sempre senza risparmio di energie, con passione, coinvolgimento, entusiasmo. In forma di scultura, plastica, drammatica, disturbante e attraente al tempo stesso, torbida, provocante, evocativa, quando allestisce le sue installazioni nelle tante mostre collettive che animano sempre più frequentemente le gallerie pugliesi, dove la materia quasi sempre rigorosamente bianca  e mutuata dai mondi sofferti e claustrofobici di Louise Bourgeois e Francis Bacon diventa performance e work in progress nell’interazione con un pubblico che difficilmente resta indifferente. Forme e creature sinuose e carnali che cercano respiro e spazio nel rigore geometrico e asettico delle gallerie, cercando di far rinascere ogni volta una vita che lei ha voluto congelare per fissare memorie, traumi, paure e fobie per liberarsene poi pubblicamente attraverso l’atto espositivo, il vero momento di nudità dell’artista.

Alla recente grandiosa manifestazione del Primo Maggio a Taranto, dopo giorni e giorni di fatica a strappare sterpaglie, rimuovere carcasse di lavatrici e spazzatura, spianare dossi e riempire buche insieme ai volontari del Comitato e di altre associazioni cittadine attive sul fronte dell’ambientalismo, mentre sul palco si avvicendavano band pugliesi e importanti artisti nazionali, lei attirava ombre di curiosi, adulti e bambini, in una bolla d’aria imprigionata da una membrana di plastica trasparente magicamente trafitta da proiezioni di geometrie, immagini, frattali e pattern. Gioco? Performance? Svago per bambini annoiati e genitori impazienti? Tutto questo ma non solo. Le immagini proiettate erano quelle, tante, tantissime, di tutte le manifestazioni organizzate sinora in città per denunciare una tragedia antica ma non più sostenibile. Dalle prime manifestazioni in sordina sino ai fiumi di cittadini silenziosi e derminati degli ultimi imponenti cortei di dicembre e aprile. Arte, allora, per non dimenticare e non far dimenticare, per sapere come abbiamo iniziato e dove vogliamo arrivare. E per capire che dal Primo Maggio, quando siamo stati più numerosi e partecipi che mai, indietro non si può più tornare. Grazie Ezia!

www.eziamitolo.it

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