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fiesta

| danilo giaffreda

Si chiama Metamorfosi ma l’unica vera metamorfosi auspicabile sarebbe quella di rivoluzionare stile, immagine e lay-out degli spazi di questo ristorante e farli somigliare veramente al suo caudillo: il debordante, sorridente, contagioso e immenso Roy Caceres. Un quintale abbondante di bravura e modestia, un grande artigiano della materia, dei sapori, dei colori. Uno arrivato in Italia con la passione del basket e trasformatosi, per le strane vicende in cui la vita ti catapulta, in un appassionato chef cresciuto alle corti di bravi e lungimiranti patron e poi, finalmente, lasciato libero di esprimersi, scalpitante, senza freni, senza inibizioni.

Bisognerebbe, innanzitutto, farlo uscire, lui e i suoi validi collaboratori, dalla fluorescente artificialità del sottosuolo e mettere la sua cucina in vetrina, violentare l’asettica staticità e il decoro borghese dei Parioli e far vedere a tutti, alla luce del giorno, questa fucina rutilante di vita che tanto ricorda i mercati sudamericani, la musica e gli odori della terra da cui Roy è partito per cambiare la sua vita.

Bisognerebbe invertire le gerarchie e magari far scendere la sala in basso, nell’interrato, perché quella di luce non ne ha bisogno, tanta ne prende e tanta ne riverbera dai piatti, ricami fulgidi di sapienza antica, spaccati di vita e lampi di memoria, echi di profumi mai dimenticati e romantica nostalgia del proprio paese, dei propri cari, delle proprie origini.

E bisognerebbe, infine, togliere quell’algida allure di modernità e di design col freno a mano che regna sovrana, irrorando gli ambienti di colore e calore, imbrattando le pareti di spontaneità, appendendo alle pareti bambole vudù e artigianato autentico e dando la possibilità di lasciare scritto sui muri con gessetti colorati a fine desinare quant’è bravo e quant’è buono il gigante che subito dopo esservi accomodati in sala vi ha subito raggiunto per presentarsi stritolandovi una mano.

Ma siccome tutto questo è solo magico surrealismo, aprite invece bene gli occhi e prima di godere col palato fissate nella retina i quadri espressionisti di Roy che vi trasporteranno di colpo su una gaiola in navigazione sul Rio delle Amazzoni tra foreste pluviali, canti di uccelli, piante e fiori d’ogni foggia e colore.

Il viaggio può iniziare con un morbido e spumoso Uovo 65°, dolcificato dal cavolfiore, musicalizzato da croccanti nocciole e contrastato infine da sapido caviale.

Può continuare con una trasfigurata Fassona Piemontese “à la Cacéres”, onusta di colori e piacevole sostanza.

Prevedere una corroborante immersione tra i flutti con gli Spaghetti Masciarelli alla polvere e profumo di mare, una maniera geniale di concentrare e far esplodere poi i sapori, ricca come una rete a strascico carica di ogni ben di Dio marino.

Svettare con un esaltante Piccione morbido e croccante, gel-agro ai lamponi e fiocchi di mais, capolavoro di cotture e di contrasti, gioia pura al palato, divertimento assicurato.

E terminare col riparare in porto sicuro, infine, con un dolce che è una scoperta dietro l’altra di piccoli istanti di felicità: si chiama Torrefazione 2.0 ed è una sfera di cioccolato fondente che dischiudendosi svela un cuore morbido di parfait alla nocciola prima di liquefarsi in un caldo caffè di moka. Un rincorrere consistenze prima della loro capitolazione finale.

Per godere appieno di questa dispensa del buonumore e apprezzare al meglio la versatilità di Roy, bisognerebbe affrancarsi da preoccupazioni di forma e di comportamento imposte dalle paludate coordinate urbane e dalla ingessata formalità dell’interior design, e lasciarsi andare al puro divertimento, affidandosi ai suoi consigli o, addirittura, concedendogli carta bianca. A quel punto aspettatevi pure di sentire arrivare dalle cucine, dal piano di sotto, musica, profumi e vociare concitato tra amici. Come in una festa. Anzi, una fiesta.

Ristorante Metamorfosi
Via Giovanni Antonelli 30/32
00197 Roma
tel. 06.8078839
info@metamorfosiroma.it

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