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un’altra puglia è possibile

| danilo giaffreda

Lo giuro, sono arrivato alle Officine Cantelmo, a Lecce, completamente all’oscuro di tutto quello di cui si sarebbe discusso. Avevo saputo della tavola rotonda tramite un invito trovato sulla mia posta elettronica e, a dire il vero, pur conoscendo e apprezzando l’attivita del mittente, l’Associazione Id&a, il tema e i contenuti mi erano parsi ambiziosi, troppo.

Accademia e Rinascimento sono parole grosse, forti, importanti e impegnative; se poi le unisco e compongo Accademia del Rinascimento, il rischio di scivolare nella presunzione c’è, eccome, e giustifica la mia diffidenza e prevenzione nel pensare, poi decidere e infine avventurarmi a Lecce nonostante l’insistenza di un anomalo e gelido inverno per ascoltare, capire e poi giudicare.

Sul palco c’è Stefano Petrucci, di cui purtroppo so poco o nulla. Lo ascolto attentamente, elenca pieno di passione ed entusiasmo le motivazioni, le aspirazioni, gli obiettivi di questo progetto. Gli brillano gli occhi, non lo posso negare, e questo mi induce a rilassarmi. Le parole che usa sono enormi, spalancano voragini sul vuoto sociale e culturale che mi circonda, danno un po’ il capogiro. Lo ascolto sino alla fine e seppure già pervaso di entusiasmo preservo tenacemente la mia diffidenza. Quante volte ho già sentito queste parole? Mi agito, lo metto meglio a fuoco ma non scorgo chiacchiere da imbonitore. Scopro, invece, che vanta plurime e incisive incursioni nel mondo del marketing e della comunicazione, ha un blog dove racconta tutto questo e tanto altro e la sua ultima opera s’intitola “Comunicare Mediterraneo”. Come dire: c’azzecca.

Al suo fianco c’è qualcuno che, invece, conosco già, più per averne sentito parlare, tanto e bene, che direttamente. Si chiama Francesco Morace, è sociologo, è scrittore, è presidente di Future Concept Lab, ha fondato insieme a un gruppo di rappresentanti del mondo culturale, accademico e imprenditoriale italiano con lo sguardo rivolto al futuro The Renaissance Link, un’associazione con l’ambizione di diffondere una visione strategica del ruolo del Made in Italy nel mondo della cultura e dell’imprenditoria, da cui, per conseguenza logica, stanno nascendo le Accademie del Rinascimento.

Lui ha già parlato, e io me lo sono perso, ma da come scandisce il ritmo degli interventi e li commenta, capisco perché me ne hanno sempre parlato con entusiasmo. E’ preciso, tagliente, non ha esitazioni in quello che pensa e poi dice. Quello che pensa e dice è quello che lui è e fa, le due cose coincidono e quindi non fa fatica a manifestarle. La naturalezza è la cifra del suo pensiero positivo, uno scorrere fluido di pensiero e azione.

L’establishment  imprenditoriale ha la faccia di Antonio Corvino, direttore generale di Confindustria Lecce, che con padronanza di linguaggio, tempi e tecniche di seduzione porta concetti e pensieri prima in alto e lontano, tra Camus e Sartre, poi più in basso e vicino, dalle coste del Mediterraneo alle rive dello Jonio salentino dove, racconta, l’antica e spontanea ospitalità di una semplice trattoria in riva al mare incanta e seduce il grande Predrag Matvejevic e lo induce a pensare che anche quello può e deve far parte del suo Breviario Mediterraneo, che in molti abbiamo letto, amato e riletto.

Il mosaico che pian piano si compone ai miei occhi e alla mia comprensione si arricchisce di un altro e altrettanto valido tassello con il giovane, entusiasta e partecipe Alessandro Sannino, laurea italianissima ma anni di ricerca sui polimeri presso il prestigioso MIT di Boston, oggi professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, un eloquio inevitabilmente denso di anglofonismi tecnici e il racconto divertente e pregnante di aneddoti sul primato mediterraneo del dubbio e dell’errore sui rigidi protocolli d’oltreoceano.

L’entusiasmo monta, faccio fatica a stare fermo sulla poltroncina, vorrei essere lì a raccontare di me, delle mie esperienze, della mia visione delle cose, di quanto la loro battaglia sia la mia stessa battaglia quotidiana contro l’omologazione, la rassegnazione, l’accettazione acritica di diktat e imposizioni irragionevoli, a favore della diffusione e la comprensione della bellezza, del gusto, dell’importanza della memoria, della passione e dell’amore per il proprio lavoro, del non fermarsi mai alle apparenze per arrivare sempre all’essenza profonda delle cose.

Gli interventi si sommano e si succedono rapidi, le esperienze sono le più disparate e apparentemente lontane, ma la tensione è la stessa, il linguaggio si somiglia, le parole sono note e diventano musica. Fa piacere, nel buio in cui brancoliamo,  sentire parlare di progetti, sogni, condivisioni, talenti ed eccellenze. Contributi da voci diverse, generazioni diverse, esperienze diverse da un territorio, il Salento, la Puglia, che è una tabula rasa su cui si può e si deve scrivere il futuro prima che sia troppo tardi e noi troppo stanchi.

Un signore distinto coi capelli color neve, occhialini di buon disegno e sciarpetta informale al collo presidia silenzioso il palco da quando sono arrivato. Forse ha parlato prima che arrivassi, forse non ancora. Ha ascoltato tutto con apparente distrazione, ha preso appunti e schizzato, incessantemente.  Penso con superficialità a una presenza autorevole ma non indispensabile. Alla fine, però, prende la parola e chiosa sugli interventi. Gli occhi gli s’illuminano, la voce è fresca e giovane, sembra di colpo un bambino con tutto il suo disarmante candore di fronte a una vita tutta da inventare.

Scopro che è un filosofo, si chiama Giovanni Lanzone, è direttore del Master di Business Design di Domus Academy e presidente di The Renaissance Link. Autorevole, come pensavo. Indispensabile, come erroneamente escludevo. E pure commovente. Come questo Rinascimento non più rinviabile.

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