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#offestival a catania: non è che l’inizio

| danilo giaffreda

In inglese sarebbe unconventional. In francese, forse, dégagé. In italiano anticonformista. Da Fud, a Catania, in Via Santa Filomena, si dice semplicemente Off. E’ una cucina che vuole rompere gli schemi, uscire dal loop ristorante-trattoria-bistrot, offrire proposte senza distinzioni di sorta tra antipasti primi secondi e dolci, affrancarsi dalle formule ormai ingessate di separazione stagna tra sala e cucina, usare ingredienti di qualità con la giusta attenzione ai prezzi, soddisfare la pancia ma anche far divertire, pensare e innamorare comunicando storie, intrecciando suggestioni, ispirazioni e viaggi tra le cucine e gli ingredienti del mondo, esprimersi in italiano ma farsi capire da tutti come fosse un esperanto.

Per non parlarsi semplicemente addosso Andrea Graziano, ideatore e moltiplicatore del fortunato format di Fud, ed Elisia Menduni, poliedrica giornalista e defilato mèntore di progetti gastronomici di successo, hanno deciso di chiamare a raccolta alcuni tra i migliori e più promettenti cuochi off della penisola e oltreconfine, quelli che si stanno distinguendo per formule innovative di ristorazione, per l’uso spregiudicato della materia prima, per il coraggio di partire da culture radicate e formazioni ortodosse per poi sovvertirle e tracciare solchi in cui far scorrere nuova linfa e nuove prospettive, e concepire con loro #offestival, rassegna a cadenza mensile di cene a quattro mani con Valentina Chiaramonte, resident chef di Fud Off, che sotto il nome allusivo di @chezmunita aveva già aperto a Palermo scenari di modernità.

Il primo appuntamento, in una serata decisamente off per via di una pioggia fitta e insistente alla Blade Runner, ha visto a stretto fianco di Valentina due ragazzi dall’aria apparentemente innocua ma tosti e assorti come pochi all’apertura delle danze in cucina. Giuseppe Lo Iudice – esperienze formative in giro per il mondo per poi tornare in patria al Bulgari Hotel di Milano prima e al Pagliaccio di Anthony Genovese dopo – e Alessandro Miocchi – gradi professionali acquisiti in trincea da Enrico Crippa e Antonio Guida prima di sbarcare anche lui al Pagliaccio dove conosce Giuseppe – in arrivo dal loro Retrobottega, fenomeno gastronomico capitolino in ascesi esponenziale, hanno portato al sud la loro particolarissima idea di cucina off mescolando con disinvoltura carni e pesci, verdure local e glocal e spezie d’ogni provenienza. Loro l’ouverture con un timido creme caramel di zucca con pecorino siciliano per poi passare a sferrare colpi di mortaio con la umorosa e compiacente Triglia/cuori di pollo/spinaci, la wilderness dei Funghi/aglio/ricci di mare e un entusiasmante Agnello/cavolo nero/lamponi, inedito capolavoro di souplesse tra acidità, dolcezza e sapidità.

In perfetta sintonia e condivisione di obiettivi il coté femminile della serata, che confeziona un capolavoro dell’estremo con il Cavallo e telline – omaggio, anche se non esplicitamente dichiarato, alla passione tutta catanese per la carne equina –, ricalca con coerenza lo stile dei rendev-vous gastronomici notturni al Fud Off con lo Sgombro/tarassaco/shitake e chiude in dolcezza – in questo ambito Valentina Chiaramonte si muove come in un liquido amniotico – prima con la freschezza sgrassante del Mango verde/tequila/sale e poi con la graffiante originalità del Mascarpone/grappa fumo/cacao.

Serrato, felino, nervoso il contrappunto alcolico – al secolo food-pairing – ad opera di Cristian Sciglio del Morgana di Taormina e Domenico Cosentino resident barman del Fud Off, giocato in gran parte sul filo degli esclusivi brandy, grappe e vodka del progetto Evo di Marcello Bruschetti e Luciano Brotto, ma con la presenza nuova, incisiva e decisamente off dell’idromiele di Andrea Paternoster di Mieli Thun: un nettare fermentato di acqua e miele messo a riposare al buio di botti di rovere scolme per quattro anni che spiazza al primo sorso per poi convincere e avvincere con una infinità di indescrivibili echi organolettici.

Gli ospiti, rigorosamente trenta come i posti a sedere disponibili – e almeno il doppio rimasti in lista d’attesa – assaggiano con curiosità, godono, sorridono, si scambiano opinioni, chiedono lumi, fotografano, diffondono le immagini di un futuro che è già presente e al quale non vogliono mancare. “Ce n’est qu’un début”, urlavano i giovani francesi nel maggio del ’68. Non è che l’inizio anche per #offestival: la rivoluzione di Via Santa Filomena continua.

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