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chez munita: fare futuro a palermo

| danilo giaffreda

Non è uno dei tanto vituperati home restaurant, inspiegabile spauracchio di tanti ristoratori on the road, ma neanche un esclusivo circolo blasonato per happy few. Chez Munita è una casa aperta a tutti, a patto di capire, da subito, che qui non si viene solo per mangiare. O bere. O chiacchierare. O incontrare anime gemelle.

Chez Munita è un non-luogo, una camera di decompressione, una stato di sospensione felice dove si vuole mischiare con disinvoltura, senza prendersi troppo sul serio e senza prendere nessuno in giro, cucina, design, teatro, letteratura, cinema, politica, grafica e ipotesi di scenari futuri che sottraggano Palermo, la città dove tutto questo accade, da un torpore che proprio non le si addice.

La musa di casa, la “scemunita” che ama giocare con le parole, si chiama Valentina Chiaramonte, ha occhi vispi e una montagna di riccioli neri neri e qui ci è arrivata alla fine di un percorso inquieto, eclettico e vorace. Un percorso mai interrotto che inizia con una laurea in storia dell’arte,  passa attraverso le teorie della psicologia della comunicazione applicata alla grafica di Rudolf Arnheim, una passione insana per la lievitazione naturale e la conoscenza del maestro panificatore Adriano Continisio, la curiosità per il food-design e un master di Cucina Italiana a Torino, l’incontro con gli chef Piero Rainone e Riccardo Marello grazie ai quali “si svita la testa e se la rimonta”, uno stage di tre mesi da Alice a Milano dove “si strappa il carattere dalla pelle”, passa di nuovo per Palermo all’Osteria dei Vespri di Alberto Rizzo e riprende poi a Ragusa nelle cucine di Villa Carlotta alla corte di Claudio Ruta che la forgia con l’eleganza dei modi, il controllo assoluto del mestiere e il senso spiccato del gusto.

Da lì, di nuovo a Palermo, il passo è breve e leggero, e Chez Munita da blog si evolve in un laboratorio del gusto prima aperto solo ad artisti poi a tutti. Con due sole limitazioni. Dodici persone al massimo per volta (tante ne contiene l’unico tavolo della casa) e una prossimità con la cucina, piccola, piccolissima, più che intima. Ne conseguono un dialogo tra chi cucina e chi mangia ininterrotto e obbligatorio, una interazione tra cottura e consumo dei cibi costante e serrata, e la consapevolezza di essere necessariamente, alla fine, ciò che si è mangiato.

Spazio, quindi, a ogni forma di proposte e interpretazioni in cucina, ma anche a ogni forma di espressione a tavola e dintorni. Convivio e libagioni, quindi, ma anche poesie, racconti, suoni, orazioni e filippiche. Il tutto all’insegna del buongusto, della raffinatezza, dell’innovazione, della voglia di scambiare e far scorrere sotterraneamente – ma neanche tanto – idee e intelligenze, progetti, visioni e sogni.

Freme e al tempo stesso teme, Valentina, che la sua creatura possa non essere capita e  percepita come uno dei tanti, troppi luoghi, dove la cucina è semplicemente un’alternativa, una via di fuga, una scappatoia. Stia tranquilla. Con tutti quei libri, la luce e la bellezza del design che aleggiano per casa e l’ordine scientifico e maniacale che regna tra attrezzi, barattoli e vettovaglie sui ripiani, ogni sospetto è presto fugato. Qui si contribuisce a costruire il futuro.

www.chez-munita.blogspot.com

per contatti:
vale.chiaramonte@gmail.com

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